Il Lato notturno della divinità: Wotan
Il legame originario ed onomastico con Godan, colui che conferisce il nome magico e vittorioso al popolo dei Longobardi, presenta diverse possibili implicazioni. Nella saga degli Yinglingar, Snorri Sturluson sostiene che il nome proprio Audun derivi da Odhin. Potrebbe essere dunque lecito pensare che il nome del sovrano longobardo Audoino possa essere una lontana eco di questa usanza onomastica:
«Dal nome di Odino deriva il nome Audun, che la gente soleva dare ai suoi figli».
(Yinglingar Saga, Snorri Sturluson)
In Monferrato, il toponimo del comune di Odalengo potrebbe derivare o da Auden, come onomastico, oppure dal runico Odal, ovvero possesso, campo, unito al suffisso –engo, indicante probabilmente un ring o una palizzata a scopo difensivo (anche se tale etimologia è discussa).
La conoscenza del nomen della divinità ha un preciso e tradizionale significato religioso, che rende possibile l’invocazione e la formula magica attraverso la sua perfetta e inalterata pronuncia. Allo stesso modo il nome che deriva da Odino stesso, padre della vittoria, assume un significato beneaugurante in termini magici: assicura il trionfo e la capacità di conquista.
L’importanza della figura notturna di Odino nel pantheon germanico rispetto a quella legata al cielo diurno, Tiwaz, ha fatto pensare ad alcuni che soltanto presso i germani ci sia stato uno “spodestamento” del cielo notturno – sede della caccia selvaggia – rispetto al culto più propriamente solare indoeuropeo di Tiwaz/Tyr.
Si tratta di una circostanza che invece affonda le sue radici nel periodo protoindoeuropeo.
Questa preminenza “wotanica” trova un suo perfetto parallelo, già in epoca preistorica e preindoeuropea, ancor prima che questi popoli si separassero dalla loro comune patria originaria.
La coppia di divinità sovrane Wotan – Ziu/Tiwaz, cielo notturno e cielo diurno, si ritrova parimenti nel pantheon Vedico (Varuna – Dyauspitar) e Greco più arcaico (Ouranos – Zeus). La preminenza dell’elemento notturno si ritrova parimenti nella più antica religione vedica:
«Negli inni vedici Dyaus, il dio indoeuropeo del cielo, è già scomparso dal culto. Il suo nome designa ora il “cielo” ora il “giorno”»
(Mircea Eliade Storia delle Credenze e delle idee Religiose, Sansoni 1990)
I legami tra Varuna e Wotan/Odhin sono più che altro di tipo funzionale. Entrambi sono sovrani uranici e notturni, grandi maghi, legano a sé gli uomini tramite giuramenti e incantesimi. Il regno magico di Wotan si basa in particolare sulle rune. Dumezil, nel suo “Mythes et Dieux des Germains” del 1939, mette in relazione il vedico Varuna e la magia delle rune germaniche in questi termini:
«Un re sacerdote, per l’esattezza un re stregone, un re sciamano; così come Varuna interpreta il ruolo di sacerdote nei confronti di Indra. Odhinn non è soltanto il grande dio, ma anche il grande “Thulr” (sacerdote, N.d.T.) e per questo che egli ha messo a punto il mezzo per eccellenza dalla magia, della sua magia, le rune. È possibile che il nome delle rune sia imparentato con il nome degli Dèi legatori indiani e greci Varuna e Ouranos. Il Germanico *runo – segreto magico – potrebbe in effetti derivare dall’indoeuropeo *Waruna»
(G. Dumezil Mythes et Dieux des Germains, 1939).
Testo e foto di AA